Quel che balza subito all’occhio, leggendo le poesie contenute in Fragili apparenze, lavoro ultimato recentemente da Luca Artioli, è la fluidità  del pensiero poetante, la voluta indefinitezza di forme che sembrano sintonizzarsi col divenire della realtà , per cogliere nel movimento il senso e il mistero della vita. Per il giovane poeta mantovano la precarietà è l’unica certezza permessa all’uomo, tanto come essere umano, quanto come artista. Come tutti anche Artioli prova ad imbalsamare in permanenti involucri le cose che vede, che pensa e che sente, ma al contrario della maggior parte degli uomini, non ne è soddisfatto, perché le mutazioni di spazio e tempo, variando le prospettive, rimettono tutto nell’incessante corrente del divenire. Quel fragile, quasi pleonastico, che nel titolo affianca il nome “apparenza”, già  di per sé simbolo di incertezza, è la chiave di lettura per accedere alla visione dolorosa e meravigliosa al tempo stesso, di un universo in movimento, che passa anche attraverso di noi. Da questa ineluttabile precarietà  si origina l’entusiasmo inventivo che fa delle poesie di Luca Artioli un caleidoscopio di immagini inedite e accostamenti insoliti.

Recensione di Clarissa Scattolini apparsa su “La Voce di Mantova” del 08 agosto 2005