«Ecco l’Oggetto di una fede, personale e ossessiva: qualsiasi atto pubblico di uno scrittore è un segno [compresi il suo corpo e la sua voce, e il porgersi pubblico del suo corpo e della sua voce;
Marzio Pieri va anche oltre, e forse con giustizia: chi è poeta risponde anche delle parole pubbliche dette su di lui, lei]. Ogni atto pubblico: quindi ogni scrittura pubblicata, in tutte le forme possibili. Non ci sono scritture grasse e scritture in via di sviluppo: ci sono solo azioni, più o meno energiche e mature. Ci sono anche sinergie e contemporaneità , quando la vita si pubblica sempre di più, erodendo gli spazi del non-scritto e del non-pubblicato.
Luca Artioli si presenta sul suo sito. La sua prima biografia lo mette nella Beat Generation, a fianco di Kerouac, americano-italiano, eroico e misterioso; È ben scritta, sembra quasi vera. Subito dopo c’è la vera biografia: un giovane di Mantova, uno come tanti, che lavora in banca. Il gioco è bello perché dura poco: È chiaro che il vero Luca è l’italiano giovane, non l’americano. Eppure: questo gioco è meno semplice della sua apparenza, perché – unito alla serietà  delle poesie firmate da Luca Artioli – tutto si complica, anche troppo. I testi hanno spessore e rigore, sono lontanissimi dal volo basso di molti coetanei: sono incredibilmente maturi, e chi ha orecchio per sentirlo lo sentirà.» (dalla Prefazione di Massimo Sannelli)

«Luca Artioli, alla “veneranda” età  di 35 anni, crea una poesia che è al contempo saggia e piena di velenosa grazia, la cui musica – sorprendentemente potente e che scaturisce dallo scontro dialettico tra il silenzio e la parola sonora composta – ne fa un poeta capace di udire le profondità  offerteci dal linguaggio di oggi.» (Jack Hirschman)

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Vi lascio con alcune poesie tratte dalla raccolta:

 

TI RIVEDO

Nell’incontro delle mani, già  rimasta
c’è solo esalazione di silenzio,
punto oscuro
dentro la misura degli anni,
e la parola,
l’assediata, l’omessa nel gesto,
tace come fosse gabbia di se stessa
non ha niente da concedere
piega la curva della bocca
rinuncia allo scambio, muta,
non ha più petto su cui bruciare
il fremito dell’arena,
non è il perdono la scusa, non è niente.

 

HOTEL EXPRESS

Mi baci, ti rimetti la gonna, credi
che ogni cosa possa crollare, mantieni
il centro a fatica e indietro non si torna.
Cammini nella stanza. Ricordi di un film,
gli anni senza i colori, le parole abbottonate
tra le asole del cappotto, nel distacco
che non si spiega.
Dal pensiero estrai un rossetto, ti cerchi
le labbra, osservi lo specchio, chiedi soltanto
di essere l’ultima, la sola.

 

VAL D’ORCIA

Dalla terra straripante, l’erba
marzeggia nel nuovo giorno,
con la prova del vento. Come un
primitivo segno di vita,
tutta la valle esplode
nel gemmare alto dei cipressi, tutta la materia
si riprende, sensibile alla mano
tra viaggio e memoria
dove ritorniamo cancellati.

 

VERSI IN NUCE

Ed ecco già  l’enigma, tu
che vieni senza disperarti
di me o di te, che chiami
per nome le paure, perché
non lo siano più (sulla bocca,
in un atto di rammendo).
Così, a poco a poco, la misura
del silenzio si è fatta colma
ed è spazio, solo spazio adesso
da lasciare intatto alla parola,
come tra i polmoni e le costole
l’agio ampio del respiro.

 

GIUDA È SOLO BACIO

Giuda è solo
bacio, nessun Ecce Homo
ma autoconsegna,
obbedienza al Padre, rinuncia
alle dodici legioni di angeli,
come l’agnello che il corpo
non ritrae nel sacrificio, come
il Verbo di Sua bocca
per tragitto
e quello che d’immenso rimane,
l’Ecce Deus e poi il giudizio.

  • Questo libro ha ottenuto il “Premio Qualità 2011” alla Fiera della Microeditoria di Chiari (BS).
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