Ve lo consiglio vivamente questo “Babilonia non dà frutti” di Giovanni Peli (Eretica Edizioni, 2017), autore bresciano, classe 1978.

Il libro è una raccolta di poesie che, dalla prima all’ultima pagina, sa tenere fede al proprio compito, alla propria vocazione: resistere al mondo moderno (Babilonia, appunto, in una definizione di rastafariana memoria), opponendo ai suoi inciampi la piena consapevolezza di ciò che desideriamo per noi.

E per fare questo, non c’è bisogno di inseguire […] “una perfezione che tengo sempre lontana da me” […], come scrive Giovanni, serve piuttosto l’onestà intellettuale di vivere, senza la ricerca di compromessi che possano farci perdere la nostra umanità.

È un percorso esperienziale minato anche da giorni bui, quello dell’autore, attraversato da abbandoni e delusioni; un percorso dal quale però Peli ha saputo trattenere per sé il meglio, facendone tesoro, arrivando a comprendere che davanti ad ogni ricominciamento […] “non abbiamo bisogno di risorgere, ma di ricordare ciò che non siamo” […]

Sfrondare la nostra esistenza dal superfluo, dunque, e tramutare in anticorpi salvifici i giudizi pretestuosi di chi non ci ama sono soltanto alcuni degli accorgimenti che ci vengono suggeriti in queste intense pagine di versi.

[…] “le persone mi guardano di sbieco e il mio bruciare è ancora medicina” […]

Insomma, la sensazione che resiste nella memoria, dopo la lettura di “Babilonia non dà frutti”, è quella di essersi trovati di fronte ad un’opera in grado di riportare lo spirito alla sua centralità e, con esso, l’essenziale bisogno delle cose più semplici. Quelle che sanno redimerci e consolarci.

[…] “non devi darti da fare per essere qualcuno o men che meno qualcosa: portami via il dolore e poi sorridimi.” […]

Qualche poesia tratta dal libro:

“Le cose che non sono”
Mi vuoi parlare dei mali del mondo
con la certezza di chi sa qualcosa
a me che amo intrecciare steli e versi
mentre il cielo si fa insignificante:
questa tua scienza non è sufficiente
nella vita che ha ucciso ogni divino
afflato, perché siamo fragilissimi
animali e ho perduto ogni interesse.
Medicina, politica economica,
architettura e sperimentazione,
niente più fa al caso mio: solo baci,
carezze, gente arresa e solidale,
semplici pensieri indifesi e strani
di quella voglia matta già cantata
che dà i nomi alle cose che non sono.

“Equivoco”
Ma davvero per anni c’è qualcuno
che ama i convegni trovarsi a parlare
dire l’opinione a tutti dal pulpito
aspettarsi il plauso o l’acuta critica?
Oggi si condividono le foto
ci sono le prove di ciò che dico:
professori personaggi modelle
immolati alla spaghettata post
incontro sulla trascendenza e il mito,
coi poeti che hanno trovato vie
ben sicure del non detto sbiadito.
Io sarò sempre stupito in coda
per la firma sul libro ma poi cambio
idea, svuoto la mente e nel niente
esco senza salutare chi amo:
coi versi e con la musica son solo:
è così: non c’entro niente con voi.

“Tempo”
L’odore della casa di montagna
la panchina tutta storta nel sole
resteranno uguali anche per te.
Sì, potrò mostrarti quel candore.
Quando l’eternità non durerà più nulla
ci ruberemo quel tempo
ci stringeremo senza saper dire
di chi contempliamo la purezza.

Biografia

Giovanni Peli ha scritto sia in prosa, che in poesia, in italiano  e in dialetto, per adulti e per bambini. Inoltre è musicista, cantautore, autore di testi per musica e teatro. Tra i suoi molti lavori, ricordiamo i più recenti: il disco “Gli altri mai“, uscito per Ed. Mus. Ritmo&Blu (2016) e il romanzo breve “Il candore” pubblicato da Oèdipus (2017).

Il suo sito internet ufficiale è www.giovannipeli.it

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